Nella riunione della scorsa settimana tenutasi il 29 luglio 2020, come da Agenda si è insediato, a tutti gli effetti, il nuovo Collegio del Garante per la Protezione dei Dati Personali. Ha avuto ufficialmente inizio il settennato.
di Chiara Ponti
Volti nuovi del Collegio del Garante
Quattro sono i nuovi volti del Collegio che comporrà, d’ora in poi, l’Autorità Garante Privacy:
- il prof. Pasquale Stanzione eletto, all’unanimità, quale Presidente
- la prof.ssa Ginevra Cerrina Feroni, nella funzione di Vice Presidente
- il dott. Agostino Ghiglia, Componente
- il dott. Guido Scorza, Componente
Il giorno successivo all’insediamento (il 30 luglio us), già una prima intervista al neo Presidente della quale vogliamo riportare un passo che, per il nostro Contesto, ritengo sia il più significativo.
Nella specie, esso inerisce al rapporto, peraltro di estrema attualità, tra il diritto alla protezione dei dati (riservatezza/privacy) alle nuove tecnologie di continuo sviluppo. Secondo il nuovo Garante, Prof. Stanzione, «…l’avvento delle nuove tecnologie ha segnato una vera e propria rivoluzione antropologica, ma anche sociale, culturale, politica, economica. Come rispetto a ogni fenomeno “disruptive”, il rischio da evitare è quello di un’eterna rincorsa, da parte del diritto, di una tecnica quasi irraggiungibile per velocità e profondità dell’evoluzione»; e continua dicendo che «…la chiave per il governo dell’innovazione è, invece, proprio quella duttilità e lungimiranza garantite dal principio di neutralità tecnologica su cui si fonda il Gdpr».
Quindi conclude «L’approccio antropocentrico alla tecnica, su cui si fonda il Gdpr, condiviso dall’Europa su temi importanti (l’intelligenza artificiale in primis), è il fattore essenziale per garantire che il rapporto tra innovazione e privacy si declini in termini sinergici e non conflittuali.»
Pertanto, sono proprio le crescenti implementazioni tecnologiche che rappresentano una delle nostre sfide, a richiedere competenze trasversali non solo di giuristi, ma anche di informatici, per una piena aderenza alla normativa (europea) in materia di protezione dati.
D’altra parte, la portata dei principi di privacy by design e by default depone inevitabilmente in questa direzione.
Per effettuare, dunque, un corretto —anche se mai finito— adeguamento al Regolamento UE 679/2016 più noto come GDPR — integrare diventa la parola d’ordine, dal momento che la privacy o più correttamente la data protection, attesa la sua multidisciplinarietà, deve essere sempre più amalgamata all’interno dei processi aziendali, con la sua “messa a terra” di un funzionale, congruo e coerente Sistema di Gestione nonchè cartina di tornasole della tenuta di una buona Accountability.
Sinergia, complementarietà e completezza sono dunque gli ingredienti imprescindibili, proprio come il prezzemolo o l’emmental (a seconda dei gusti) che rendono più saporiti i piatti di portata, quegli stessi elementi caratterizzanti GoPrivacy.
Le aspettative
Noi come tante altre Realtà ci auguriamo, dunque, un vivo impegno da parte del nuovo Collegio, e ci attendiamo l’elaborazione di criteri ufficiali e quant’altro di utile per essere non solo guidati, ma anche non smentiti nell’impianto, anche documentale, adottato.
Nell’attesa, ci è d’obbligo continuare a manutenere il Sistema di Gestione implementando le Procedure, peraltro integrate, e tenendo sotto controllo tutti gli altri adempimenti che il GDPR ciclicamente (ci) impone per consolidare la Compliance, da tempo e per tempo, intrapresa.